Scripta manent (parte 1 – Ascoli Piceno)

Scripta manent – le scritte sui muri restano in eterno.

Iscrizione su un portone in Rua Lunga

La mia idea era di trascorrere l’ultima domenica pre-lockdown natalizio seguendo il percorso n.2 proposto da Giovanni Travaglini nella sua preziosa guida “Camminando per Ascoli”.

Copertina della guida turistica Camminando per Ascoli di Giovanni Travaglini

Ed effettivamente ho seguito quasi perfettamente il tragitto ma nel frattempo mi sono distratto con alcune delle iscrizioni poste nel tempo sui palazzi ascolani, in quello che taluni chiamano “il travertino che parla“.
Oltre alle lapidi “istituzionali” e alle scritte poste sui portali delle chiese, in Ascoli Piceno e in altri centri urbani é invalso l’uso di porre motti e frasi, in latino, volgare e italiano, molte delle quali mostrano il lato sarcastico o satirico degli ascolani, (secondo me paragonabile a quello di romani e toscani), che trova il miglior sfogo nel carnevale.

Queste scritte peraltro mi pongono sempre il dubbio su quale sia il confine tra espressione delle idee e deturpamento di muri e monumenti; penso ad esempio alle scritte (a volte volgari, a volte semplici pubblicità elettorali) sui muri di Pompei che ora ci sembrano così interessanti; e mi chiedo perché alcune brutture non possono essere rimosse per migliorare il decoro di chi vive una città o un paese.

Dopo aver doverosamente salutato sant’Emidio e il venerabile Francesco Antonio Marcucci

ho preso il corso Mazzini e in piazza sant’Agostino ho trovato sulla facciata principale della omonima chiesa la scritta “HANC DENUO NOVAM PORTAM DIVO AUGUSTINO DNSI ANTONINUS MORUS IUSSIT FIERI MDXXXXVII” traducibile con “Questa nuova porta per il divino Agostino, Antonino Moro fece costruire. 1547”; non sono però riuscito a leggere il cartello informativo vecchio solo di qualche anno; sul portale laterale si legge “HEC EST DOMVS DEI ET PORTA CELI “.

Poco più avanti, si trova il vecchio ingresso dell’Ipsia Sacconi; a tal proposito consiglio la lettura dell’opuscolo realizzato per il centenario della scuola, in cui viene spiegato quando venne realizzato questo portone e cosa c’era prima

Proseguendo lungo corso Mazzini, ai civici 17 e 19 ho trovato:
– Al civico 19 “CHI MORTE TEME DE VITA NON E DEGNO”;
– al 17 “DISCE PATI SI MAGNA QVERIS” ossia “Impara a soffrire se vuoi ottenere grandi cose”; mi é sembrato vagamente ironico che, stando allo striscione che campeggia sullo stesso palazzo, esso è in vendita con una procedura concorsuale del 1993 e quindi penso che con 28 anni di attesa si aspettano davvero di fare una grande vendita !

Entrando in una viuzza laterale, rua Lunga, ci si imbatte nella iscrizione forse più nota “CHI PO NON VO, CHI VO NON PO, CHI SA NON FA, CHI FA NON SA, ET COSI EL MVUNDO MAL VA – MDXXVIIII”

Nei pressi di porta Romana qualcuno ha lasciato il segno così “Nu’ seme chigghie che quanne passeme la gente dice … esse chisce”

E infine nei pressi via Pretoriana ecco l’epigrafe finale, degna dello spirito del carnevale ascolano e, come noterete, in un decrescendo di bellezza, dedicata allo “Zozzone dell’anno”.

Dovrò comunque tornare nel capoluogo piceno, alla ricerca delle numerose ulteriori iscrizioni sparse nel centro storico.


Abstract. The buildings, walls, churches of Ascoli Piceno retain writings, mottos, coats of arms, in Latin, Italian, vulgar and sometimes even in dialect.
This is the first part of my journey through the rue of Ascoli Piceno, to discover the writings, which well embody the spirit of the inhabitants.