Tra le nevi di Pretare

Grazie ad una fortunata combinazione di fattori, tra cui una condizione meteo favorevole e la zona anti-covid gialla, ho fatto una breve escursione tra i monti sopra la frazione di Pretare di Arquata del Tronto.

Mi dicono che in passata ci fossero delle fate che andavano da Pretare verso il sovrastante monte Vettore.

La Salaria e la strada provinciale verso Forca di Presta erano ben pulite e con pochissima gente in giro.

Ogni volta mi chiedo come dovevano essere questi borghi, mi riferisco anche a Trisungo, Borgo e Piedilama che si incontrano nel tragitto, negli anni ’60 e ’70 e ’80 e ancora pochi anni fa, prima del terremoto del 2016.

So soltanto che al censimento del 1921 nel comune risultavano residenti 7.200 persone; al 31/12/2018 erano 1.087.

Salendo vedi (ex) borghi, case, alberghi, ristoranti, chiese. Ora ci sono casette e bar ma anche tante apprezzabili “villette” di montagna, quelle che in altri posti si chiamerebbero chalet di montagna e che fa tenerezza vedere vuote o trascurate.

La vita va avanti e ci sono lodevoli iniziative che tentano di far rivivere qualcosa, ad esempio i vecchi ma sempre utili sentieri tra i vari borghi (strano ma vero, a me sembrano delle scorciatoie rispetto alle strade asfaltate).

Un esempio sono i ritrovati sentieri di ArquataPotest (anche su facebook), ma di questo spero di parlarne anche in futuro.

Per oggi godiamoci la neve e l’aria sana, il silenzio.

Per evitare che questa gita fosse la solita toccata-e-fuga o mordi-e-fuggi, mi sono concesso un pranzetto al Ponticello di Trisungo.

Il che mi ha fatto riflettere su come un territorio stanco e lontano dalle luci potrebbe essere valorizzato meglio di quanto potrebbe promettere una strada a scorrimento veloce, con una adeguata offerta di servizi di alloggio e ristorazione (non sembra argomento nel mezzo di una pandemia, ma quando finirà tutti cercheranno di vivere di nuovo).